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  • 08.11.2016 09:52

    Che cos’è la sensibilità al glutine

     

  • 05.11.2016 10:11

    Convegno FederSalus: “Integratori alimentari e sano stile di vita. Le ragioni scientifiche dell'integrazione nella società moderna”

     
     

    Quali sono le ragioni cliniche, scientifiche e sociali che “legittimano” il ruolo assunto dagli integratori alimentari nella società moderna? Per affrontare questo tema, FederSalus ha chiamato medici, farmacisti, nutrizionisti e industria a una riflessione comune organizzando il convegno “Integratori alimentari e sano stile di vita. Le ragioni scientifiche dell'integrazione nella società moderna”, patrocinato dall’Ordine dei Medici di Regione Lombardia Sanità, che ha avuto luogo il 14 aprile a Milano presso la Sala Volta del Palazzo delle Stelline.


     

    Attraverso i contenuti del Convegno, FederSalus ha inteso diffondere il concetto fondamentale che gli integratori alimentari, pur non essendo farmaci, se opportunamente e razionalmente utilizzati svolgono un ruolo attivo nel favorire il benessere individuale e nella prevenzione di numerose patologie. In particolare, il convegno ha dato spazio alle evidenze scientifiche a sostegno dell’utilità degli integratori alimentari nel contesto di dinamiche come quelle in atto in Italia, dove, a fronte di un allungamento della vita media, cresce una forte domanda di benessere ed un progetto di salute portato avanti dai consumatori.

    FederSalus attraverso questo convegno, ha voluto approfondire le ragioni di un uso corretto e consapevole degli integratori alimentari, incardinandolo nella diffusione di una cultura della salute e della prevenzione fondata su un sano stile di vita. Il Convegno, moderato dalla giornalista televisiva Livia Azzariti, è stato articolato in due sessioni.

    Al mattino sono state presentate le evidenze scientifiche sull'utilità degli integratori alimentari nell’ambito di un corretto stile di vita e in contesti circoscritti quali, ad esempio, situazioni degenerative legate ai processi d’invecchiamento. Gli interventi in programma, pertanto, sono stati focalizzati sull'importanza dell'integrazione in diversi momenti della vita: prevenzione del rischio malattie nella popolazione, attività sportiva, menopausa, invecchiamento.  E’ intervenuta Isabella Cecchini, Direttore del Dipartimento GfK Eurisko HealthCare, che ha messo in evidenza come le campagne di comunicazione di massa sembrino destinate ad acquisire sempre maggiore importanza quali strumenti per la promozione della salute e per la Prevenzione primaria dei principali fattori di rischio. Si tratta di un approccio giustificato non solo dalla rilevanza dell’influenza sociale come fattore di cambiamento, ma anche dal fatto che il fine della prevenzione primaria impone la prospettiva dei grandi numeri, ineliminabile quando l’obiettivo è ridurre l’incidenza delle malattie nella popolazione.


     

    Andrea Poli, Direttore Scientifico di Nutrition Foundation Italy, ha esposto le ragioni per cui oggi non è più possibile fare pieno affidamento sulla convinzione che un'alimentazione variata sia in grado di fornire tutti i macro e micronutrienti indispensabili per la piena efficienza metabolica. In primis, il cambiamento nelle abitudini alimentari e nello stile di vita avvenuti nell'ultimo secolo hanno "desincronizzato" il processo di adattamento evolutivo tra funzioni biologiche dell'uomo e apporto alimentare.

    Un secondo fattore critico riguarda l'età media elevata che le migliorate condizioni generali di vita hanno consentito di raggiungere, ma alla quale l'organismo umano non è ancora preparato. L'intervento di Giovanni Scapagnini, Professore Associato di Biochimica Clinica presso l'Università del Molise, si è concentrato sui vantaggi ottenibili integrando la dieta. A detta del docente, infatti, ciò che attiva i geni non è un cibo nel suo insieme ma la presenza di un singolo componente. La concentrazione di quest'ultimo può variare molto e la sua efficacia può essere compromessa da diversi fattori. La dieta influenza pertanto l’attività dei geni della Vecchiaia e, di conseguenza la comparsa di patologie.


     

    Vincenzo De LeoDocente presso il Dipartimento di Ostetricia e Ginecologia del Policlinico Le Scotte, Siena, ha illustrato le caratteristiche e la diversa efficacia delle classi di nutrienti durante la gravidanza oppure in caso di sindrome premestruale, cistiti recidivanti e sindrome menopausale.


     
    Marco De Angelis, Professore della Facoltà di Scienze Motorie dell’Università dell’Aquila, ha evidenziato l'errore comune riguardante la “pseudo” idratazione a cui si attengono, durante l’esercizio, i sedentari che intraprendono un'attività fisica, ma ancora di più quanti praticano attività sportiva a livello amatoriale. Il professore ha indicato i criteri per un consumo corretto di bevande che consentono un’adeguata reidratazione durante la pratica sportiva più intensa o amatoriale. 



    La prima sessione è stata conclusa da Romano Marabelli, Dirigente del Dipartimento per la Sanità Pubblica Veterinaria, la Nutrizione e la Sicurezza Alimentare - Ministero della Salute.


     
    Nel pomeriggio, il dibattito è stato arricchito dai contributi di approfondimento scientifico forniti di Maria Laura Colombo, Professore Associato Dipartimento biologia farmaceutica Università di Torino e Membro CUDN Commissione consultiva Ministero Salute, Bruno Scarpa Dirigente Ministero della Salute Dipartimento S.P.V.N.S.A. presso Direzione Generale Sicurezza Alimenti e Nutrizione, Luca La Fauci, Docente Principi di Alimentazione Dipartimento S.T.A.F.A. presso l’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria, e Pierluigi Gargiulo Professore a contratto presso l’Università di Roma Tor Vergata, Specialista in Medicina dello Sport. 
    “Come è nostra tradizione, abbiamo voluto che il convegno  offrisse a una platea allargata un momento di approfondimento basato su una panoramica interdisciplinare sulle dinamiche sociali, cliniche e biologiche della società contemporanea che conducono all'attuale, forte domanda di benessere,”- ha dichiarato Germano Scarpa, Presidente FederSalus. “Allo stesso tempo, il convegno è stata l'occasione per rimarcare il ruolo di Federsalus come alleato della ricerca scientifica e delle istituzioni nazionali ed europee nel promuovere il corretto inquadramento degli integratori alimentari, tra farmaci ed alimenti, in modo da fornire a consumatori, medici e farmacisti tutte le garanzie e indicazioni per un uso consapevole, razionale e, quindi, funzionale degli integratori nell'ambito di un sano stile di vita.” 
    Per maggiori chiarimenti ed informazioni non esitare a contattarci.
    Buona giornata in salute
    Wellness Trainer Team

     

  • 03.11.2016 08:34

    Terzo colesterolo, quando l'integrazione diventa prevenzione.

     

    Ebbene si! Esiste un terzo colesterolo la LIPOPROTEINA A (lpa).

    IL TERZO COLESTEROLO LIPOPROTEINA a (Lpa)
    HA UN RUOLO DI PRIMO PIANO NELLO SVILUPPO INFARTO e TROMBOSI

    Tutti fin'ora erano concentrati sul valore del colesterolo totale, invece a quanto pare occorre avere un' attenzione particolare sul valore della lipoproteina a (Lpa), che definisco il terzo tipo di colesterolo.
    I primi due sono sono:
    - colesterolo LDL (detto cattivo, aterogeno)
    - colesterolo HDL (detto buono).

    Ogni giorno si riscontrano un incremento di persone con valori elevati di Lipoproteina a (Lpa).
    Una persona su 6 è interessata sul piano genetico, e può avere una seria alterazione della lipoproteina a (Lpa), un bio-marcatore della salute del cuore e dell’intero sistema cardiovascolare.

    E’ davvero un problema di salute pubblica ormai da più sottovalutare.
    Vediamo nel dettaglio i rischi, come si può diagnosticare, cosa ci può aiutare attraverso la prevenzione e l'integrazione alimentare a limitare i danni che l'eccessiva presenza può comportare.

    RISCHIO CARDIO - VASCOLARE
    Si possono avere “normali” il valore del colesterolo totale, HDl, LDL ma avere valori elevati di Lipoproteina a (Lpa). 

    E’ un fattore di rischio per morti improvvise, trombosi, infarto miocardico. 

    Agisce sul sistema plasminogeno, un sistema complesso che controlla la formazione di trombi nell’interno del sistema vascolare.
    La ricerca scientifica non ha ancora una visione conclusiva e non esiste ad oggi una terapia convalidata e certa per il suo controllo.
    Questa lipoproteina va incontro ad un suo netto aumento quando si ha una patologia dei mitocondri e dei perossisomi, presenti in ogni cellula del nostro corpo e deputati alla ossidazione degli acidi grassi all’interno delle cellule, in particolare nel fegato.
    Ritengo che una sana alimentazione ricca di verdura cruda e cotta, tre-quattro volte pesce nella settimana e integrazione con omega3, astensione da ogni bevanda alcolica e una integrazione con L-Carnitina possa svolgere una azione in grado di tenere sotto controllo un valore elevato di questa lipoproteina. 

    Questa è una struttura molecolare che si forma nel fegato e intestino, dal colesterolo LDL e serve per trasportare alcune molecole lipidiche nel sangue. E’ da anni che sto studiando questa lipoproteina ed ho diversi pazienti in trattamento.

    ANALISI CLINICHE
    A chi vuole procedere ad una verifica preventiva, può eseguire oltre alla Lipoproteina a (Lpa), omocisteina, trigliceridi, fibrinogeno, colesterolo totale, HDL, LDL, consigliandosi col proprio medico curante.
    La Lipoproteina a (Lpa) viene chiamata anche il “terzo colesterolo” in relazione al colesterolo LDL (primo colesterolo), il più aggressivo per la salute delle nostre arterie.
    Il colesterolo HDL, “il secondo colesterolo “.
    Questa lipoproteina a (Lpa) porta al suo interno acidi grassi trans e colesterolo esterificato e non riesce ad essere rimossa per alterazione dei suoi recettori nelle cellule.
    Uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine dimostra che persone con livelli elevati di questa proteina presentano un rischio di infarto raddoppiato rispetto ad altre persone.

    I dati dello studio sono stati illustrati nel congegno promosso a Firenze dal Centro nazionale per la Lotta contro l'Infarto. Ma dallo stesso convegno arriva anche una buona notizia: risultati incoraggianti nella riduzione di livelli di lipoproteina(a) si sono ottenuti recentemente con la L-carnitina, una sostanza endogena nota per il ruolo chiave svolto nel metabolismo cellulare degli acidi grassi. Scoperta nel 1963, rimasta per molti anni vero e proprio 'oggetto misterioso', la lipoproteina(a) ha evidenziato nel tempo proprietà trombogene ed aterogene che hanno fatto sospettare sue implicazioni nell'insorgenza di malattie cardiovascolari. ".
    Oggi sappiamo che la lipoproteina(a) e' un fattore di rischio cardiovascolare indipendente da quelli tradizionali come colesterolo totale, ipertensione, diabete, obesità e fumo, per cui i suoi effetti si sommano a quelli dei fattori di rischio più conosciuti". A sciogliere gli ultimi dubbi e' stato lo studio appena pubblicato, condotto da un Consorzio di ricerca chiamato Procardis, che riunisce scienziati dell'Istituto Mario Negri di Milano, del Wellcome Trust Centre e della Clinical Trials Service Unit di Oxford, del Karolinska Institute di Stoccolma e dell'Universita' di Munster, in Germania.

    GENETICA e SALUTE
    I livelli plasmatici di Lp(a), mostrano una notevole variabilità tra gli individui e risultano geneticamente determinati dal gene Lpa.
    Lo studio del gruppo Procardis, che complessivamente ha analizzato il genotipo di 16.000 soggetti europei, ha dimostrato che tra le diverse varianti del gene Lpa, due in particolare sono associate all'aumento del livello plasmatico di Lp(a) e svolgono un ruolo causale nello sviluppo della malattia coronarica e dell'infarto.
    Una persona su sei e' portatrice di una di queste due varianti nel suo DNA e ha di conseguenza livelli piu' elevati di Lp(a) e un rischio di infarto raddoppiato rispetto ai soggetti con genotipo normale; i soggetti portatori di entrambe le varianti hanno un rischio elevato di piu' di quattro volte.
    Individuato il killer, resta pero' il problema di bloccarlo, per prevenire il rischio cardiovascolare.
    Farmaci ipolipidemizzanti tradizionali come le resine, la terapia estrogenica, i fibrati, hanno fornito risultati modesti o nulli; le statine presentano risultati discordanti e talvolta sembrano addirittura aumentare i livelli di Lp(a). Per questo motivo la ricerca si e' orientata verso altri trattamenti. Una delle opzioni emergenti per efficacia e tollerabilità e' la L-carnitina, una sostanza endogena nota per il ruolo chiave svolto nel metabolismo cellulare degli acidi grassi. La L-carnitina e' una sostanza naturale, presente nell'organismo, normalmente assunta con i cibi, dunque attraverso l'alimentazione. Si trova prevalentemente nei muscoli e ha lo scopo di migliorare l'attività energetica dell'organismo. "I risultati preliminari di una serie di studi, qualificano la L-carnitina come una nuova opportunità terapeutica per la riduzione dei livelli di Lp(a) in pazienti dislipidemici.

    LA CARNITINA
    La carnitina si e' dimostrata efficace nel ridurre i livelli plasmatici della lipoproteina(a) con ridotti effetti collaterali. La L-carnitina e' una molecola di ampia disponibilita', anche a basso costo, e ha un'azione protettiva sulla cellula, un'azione energizzante e un'azione sui lipidi".

     

    Alla base di tutte queste scoperte, restano comunque dei punti fermi molto importanti;

     

    1) alimentazione sana e corretta

    2) movimento fisico anche blando ma costante

    3) integrazione alimentare corretta.

    Buona Giornata in salute
    Wellness Trainer Team

     

  • 24.10.2016 08:55

    Ovaio Policistico? Ecco perchè si parla di sindrome.

    Sono sempre di più le persone che soffrono di questa sindrome, iniziamo col spiegare che viene chiamata così (sindrome ovaio policistico) poichè  non si tratta di una malattia singola, ma bensì di una combinazione di sintomi spesso presenti insieme e che creano non poche problematiche a chi ne soffre.
    Vediamo nel dettaglio la sintomatologia più comune:
    • disordini del ciclo mestruale (riduzione, assenza o forti irregolarità) a causa di incapacità ovulatoria e conseguente predisposizione all’infertilità o sterilità totale
    • irsutismo: aumento della peluria in zone tipicamente maschili come mento, petto, schiena
    • acne, sia adolescenziale ovvero precoce tipica delle pelli giovani, ma anche senile ovvero tardiva, tipica delle pelli mature
    • alopecia: diradamento e perdita dei capelli soprattutto sulla sommità del capo
    • seborrea: tendenza ad avere una pelle grassa untuosa spesso predisposta a dermatiti con formazione di squame giallastre e pruriginose soprattutto in corrispondenza delle sopracciglia, dei padiglioni auricolari e delle ali del naso
    • comparsa di ispessimenti più scuri (dal bruno al nero) della pelle in corrispondenza delle grandi pieghe del corpo, es. piega sotto-mammaria, interglutea, sottoglutea, inguinale e ascellare
    • obesità di tipo maschile, con grasso soprattutto a livello di pancia, petto, spalle e poco a livello di fianchi o anche adipe diffusa.
    • diabete associato a insulino-resistenza.
    • sbalzi d'umore incontrollabili
    • attacchi di fame
    Ma vediamo di capire da cosa dipendono questi sintomi?
    I follicoli di una o di entrambe le ovaie si riempiono di liquido, dilatandosi e formando al loro interno una o più cisti che impediscono il corretto rilascio dell’ovulo; inoltre nelle ovaie policistiche, gli androgeni (ormoni maschili) si trovano in eccesso rispetto agli estrogeni (ormoni femminili) creando profondi squilibri nella fisiologia della donna.
     
    La sintomatologia se non contrastata può diventare davvero invalidante, ma vediamo come affrontare in maniera naturale tutte le sintomatologie dell'ovaio policistico per sentirci meglio con noi stesse.
    Modificare alcune abitudini quotidiane può poi essere di grande aiuto per ridurre i sintomi:
    • applicare minerali quali la zeolite, opportunamente mescolata ad oli vegetali (mandorle o lino) su lesioni papulose o nodulari dovute ad acne tardiva, spesso resistente ai trattamenti convenzionali, lasciando in posa mezz’ora, dopo la quale rimuovere delicatamente.
    • controllare l’alimentazione riducendo i carboidrati e sostituendoli con i cereali integrali e senza glutine, ridurre drasticamente il consumo di alimenti ricchi di grasso come latticini, biscotti, cornetti, salumi, a favore di verdure cotte e crude.
    • oligoelementi quali nichel, cobalto e cromo che aiutano a regolare l’appetito nell’ arco della giornata riducendo gli attacchi di fame e il desiderio ossessivo di dolci e favoriscono il corretto utilizzo dell’insulina a livello cellulare consentendo un’adeguata captazione del glucosio per finalità energetiche
    • vitamine del gruppo B che influenzano l’ovulazione in modo positivo e facilitano l’assorbimento di oligoelementi quali il cromo.
    • probiotici, fibre e acidi grassi Ω 3 per ridurre l’insulino-resistenza e la condizione infiammatoria spesso associata ad un’eccessiva permeabilità intestinale
    • praticare con regolarità attività fisiche dolci e rilassanti: ridurre anche solo del 5% la massa adiposa a favore della massa magra migliora l’insulino-resistenza, riduce la produzione periferica di androgeni e favorisce una corretta ovulazione
    • far massaggiare frequentemente il collo e le spalle da osteopati o fisioterapisti per aumentare l’afflusso di sangue al cervello e quindi migliorare l’attività dell’ipotalamo correlata alla sintesi di ormoni ma anche all’attività del centro dell’appetito.
    Per questo tipo di sindrome una corretta integrazione con nutraceutici  e la corretta alimentazione sono davvero importanti, in quanto possono  fare davvero la differenza nel guadagnare un buon stato di benessere, inoltre sono stati effettuati studi recenti su donne che hanno la sindrome  e che hanno integrato anche il fungo ganoderma lucidum.
    Si è notato una forte diminuzione della sindrome pre e post mestruale oltre ad un fortissimo abbassamento dello stato infiammatorio che comporta questa sindrome.
     
    Se soffri di questa sindrome non esitare a contattarci, insieme troveremo la soluzione ai tuoi fastidi.
    Buona giornata in salute
    Wellness Trainer Team

  • 22.10.2016 08:51

    Cos'è lo STRESS?


     

    Si parla tantissimo di stress e degli effetti negativi che ha sull'organismo, ma si spiega poco come mai è così dannoso per il nostro benessere.
    Vediamo insieme i vari processi che si scatenano in una situazione di costante stress.
    Cosa significa essere stressati??Lo stress si avverte a causa di una serie concomitante di situazioni, principalmente emotive che creano un profondo stato di inadeguatezza con conseguente difficoltà alla concentrazione, a dormire bene, a mangiare ancora peggio, inoltre questo scatena la produzione di determinati ormoni, DHEA e CORTISOLO che peggiorano il nostro stato di salute e di peso, poichè subiscono una desincronizzazione.

    Se non modulato dalle azioni del DHEA, il cortisolo in eccesso provoca numerosi effetti metabolici nocivi, tra cui un incremento del livello di glucosio nel sangue e quindi iperinsulinismo con sbilanciamento del rapporto insulina-glucagone, resistenza insulinica e leptinica, obesità addominale aumento dei livelli ematici dei lipidi (colesterolo e trigliceridi), aterosclerosi, ipertensione arteriosa e diabete mellito tipo Inoltre avviene un’alterazione del ritmo circadiano del cortisolo, che fisiologicamente dovrebbe presentarsi con un picco massimo mattutino e un minimo serale, invece l’alterazione viene caratterizzata da un progressivo appiattimento e innalzamento della curva giornaliera dell’ormone, in associazione alla scomparsa del picco mattutino, con possibili anomale increzioni dopo il pranzo, nel tardo pomeriggio e durante la notte. 

    La desincronizzazione sopra descritta è favorita dalla perdita di un certo numero di recettori del cortisolo localizzati nell’ippocampo, provocata dall’eccessiva sovrapproduzione del cortisolo stesso.

    Le cellule adipose stesse, ingolfate di grasso, alimentano la fiammella dello stress, producendo cortisolo ed elevati quantitativi di citochine infiammatorie che vanno a promuovere un insulinoresistenza. 

    A ciò contribuisce inoltre una ridotta funzione della ghiandola tiroidea, causata da una caduta del TSH e una ridotta conversione del T4 in T3, associata a un aumento del T3 reverse, provocate rispettivamente dagli alti livelli di cortisolo e dall’accumulo dei metaboliti infiammatori.
    L’ipotiroidismo alimenta la fiammella dell’infiammazione, nonchè l’insulino-leptinoresistenza.

    Come se non bastasse lo stress riduce anche il testosterone, ormone fondamentale per il mantenimento della massa magra, nonchè di estrogeni e progesterone nella donna, un aumento della prolattina, ormone che favorisce l’accumulo di tessuto adiposo e la ritenzione idrica, tutto ciò che faremmo volentieri a meno. 

    Quantità elevate di cortisolo inibiscono anche il sistema immunitario, in particolare le funzioni e il trofismo del timo, l’immunità delle muscose (che rappresentano la prima barriera protettiva nei confronti delle infezioni) e l’immunità cellulomediata che ci protegge da virus e tumori, con conseguente incremento della suscettibilità a sviluppare patologie di questo tipo. 

    Riassumendo in poche parole un concetto al contrario molto complesso, si può dire che lo stress cronico provoca un aumento eccessivo di cortisolo non correttamente compensato, diminuendo il metabolismo (consumo calorico giornaliero), il testosterone e il sistema immunitario, con conseguente ingrassamento, aumento della ritenzione idrica, diminuzione di massa muscolare e maggiore suscettibilità a malattie.

    Per spezzare questo circolo vizioso diventa importante iniziare ad apportare modifiche alle abitudini quotidiane, iniziando come sempre dall'alimentazione, dalla giusta integrazione, è importante crearsi dei momenti di relax anche di breve durata per scaricare la tensione usando tecniche di rilassamento e respirazione, può essere di aiuto fare delle passeggiate nella natura o al mare.
    Se hai domande o hai bisogno di ulteriori informazioni puoi scriverci compilando il modulo di contatto che trovi sul sito.

    Buona giornata in salute

    Welnness Trainer Team

  • 20.10.2016 08:41

    Articolazioni ed integrazione

    Sono in aumento le persone che soffrono abitualmente di mal di schiena, cervicalgia, dolori alle anche e o ginocchia.

    Vediamo insieme cosa sono nel dettaglio le articolazioni e come si possono risolvere molti fastidi collegati al loro deterioramento.

    Le articolazioni sono dispositivi di giuntura tra capi ossei, interconnessi tramite i tessuti connettivi.

    A seconda delle differenze di mobilità e di escursione si dividono in:


    - articolazioni mobili: spalla, gomito, ginocchio;


    - articolazioni semimobili: vertebre;


    - articolazioni fisse: ossa del cranio.


    Il nostro corpo ha circa 360 articolazioni che rendono il nostro apparato scheletrico una macchina incredibilmente complessa ma versatile.

    Come sono strutturate le articolazioni?

    Lo spazio intra-articolare è formato da diversi elementi:

    - la membrana sinoviale è una membrana connettivale sottile che riveste interamente la capsula articolare e la parte articolare dell’osso.

    E’ formata da cellule endoteliali poste su un tessuto connettivo fibroso.

    Riveste anche i legamenti interarticolari e i tendini.

    Questa membrana contiene la sinovia (o liquido sinoviale), una sostanza filamentosa che serve a lubrificare le articolazioni;

    - la cartilagine articolare è la membrana che riveste le superfici articolari ed ha uno spessore che va da 0,2 a 6 mm.

    La cartilagine facilita una reciproca e più morbida concordanza dei capi articolari e riduce l'usura degli stessi nelle sollecitazioni fisiologiche e nei microtraumi ed è costituita da tessuto ialino, ricco di fibre di collagene, proteoglicani e condrociti.

    La cartilagine, riducendo l’attrito tra le ossa e proteggendole, è quindi importantissima per la salute e la vita delle ossa stesse.

    Quando l’organismo non ha cartilagini trofiche e in salute, diventa molto difficile effettuare lavori fisici e si avvertono forti dolori alle articolazioni.

    A causa di fattori fisiologici e o l’avanzare dell’età, la rigenerazione di questo importantissimo tessuto risulta sempre più complicata per l’organismo e l’integrazione alimentare dei nutrienti che formano le cartilagini assume un’importanza strategica.

    L’integrazione di nutrienti, oltre a essere indolore, si è rivelato particolarmente utile per alleviare la sofferenza articolare e mantenere un’ottimale efficienza delle articolazioni, unito ad una corretta e mirata alimentazione contribuiscono per mantenere in buona salute le articolazioni, per cui la dieta e l’integrazione giocano un ruolo di primo piano, ma non va sottovalutato il controllo del peso corporeo poiché il sovrappeso e l'obesità sono infatti la prima causa di fastidio articolare e possono scatenare varie patologie.

    L’esercizio fisico, se svolto con regolarità e senza eccessi, è un fattore importante per migliorare la situazione muscolare e rinforzare la resistenza e la flessibilità delle articolazioni, senza logorarle.

    Camminate, stretching, yoga, esercizi e allenamento dolce in acqua possono essere tutti validi alleati per chi ha problemi articolari.

    Per chi soffre di problemi articolari ho studiato e creato per voi il percorso happy joint, una splendida sinergia di educazione alimentare mirata al benessere delle articolazioni, integrazione mirata e semplici ma strategici ed indolori esercizi fisici.

    In ogni caso è sempre importante sentire il parere del medico.

    Per qualsiasi ulteriore informazione non esitare a contattarmi sarò ben lieta di aiutarti!

    Buona giornata in salute

    Wellness Trainer Team

  • 18.09.2016 14:35

    IBS Sindrome del colon irritabile

    La sindrome del colon irritabile (IBS, Irritable bowel syndrome in inglese) è un 
    disturbo che purtroppo sta diventando sempre più comune, tra i suoi sintomi più frequenti annovera:
    - crampi, 
    - dolore addominale, 
    - nausea, 
    -costipazione e diarrea, 
    anche se la sintomatologia è davvero vasta e cambia da soggetto a soggetto.
    Per chi ne soffre, tuttavia, la sindrome del colon irritabile può rivelarsi invalidante: si può non essere più in grado di lavorare, di fare vita sociale o addirittura di fare viaggi anche se brevi, in quanto comporta una serie di disagi e stress che diventano difficili da gestire nel tempo.
    Nella metà circa dei casi colpisce più le donne che gli uomini e inizia prima dei 35 anni.
    I ricercatori non hanno ancora scoperto alcuna causa specifica della sindrome del colon irritabile: secondo la teoria più diffusa i pazienti che ne soffrono hanno un colon, o intestino crasso, particolarmente sensibile e reattivo a determinati alimenti e allo stress, inoltre potrebbe essere coinvolto anche il sistema immunitario, che combatte le infezioni.
    In un paziente affetto da sindrome del colon irritabile la normale motilità (movimento) dell’intestino potrebbe essere assente e/o potrebbero manifestarsi degli spasmi (contrazioni muscolari improvvise e dolorose, che se ne vanno improvvisamente come sono iniziate) oppure il colon potrebbe addirittura smettere temporaneamente di funzionare.
    La superficie interna del colon, l’epitelio, è gestito dal sistema immunitario e dal sistema nervoso, che regolano il transito dei fluidi.
    Quando è presente la sindrome del colon irritabile l’epitelio sembra funzionare correttamente tuttavia, se i fluidi in transito nel colon si muovono troppo velocemente, il colon perde la capacità di assorbirli, per questo motivo chi ne soffre a lungo termine finisce per avere una serie di carenze alimentari davvero importanti.
    Inoltre il colon di alcuni pazienti potrebbe reagire in modo anomalo a determinati alimenti oppure allo stress, che in condizioni normali non provocherebbero alcun disturbo.
    Alcune ricerche recenti hanno dimostrato che la serotonina è connessa alla normale funzionalità gastrointestinale: la serotonina è un neurotrasmettitore, ovvero una sostanza chimica che trasmette i messaggi da una parte all’altra dell’organismo, ed il 95% della serotonina presente nell’organismo si trova nell’apparato digerente e solo il restante 5% si trova nel cervello.
    Le cellule che formano la parete interna dell’intestino funzionano come trasportatori portando la serotonina al di fuori dall’apparato digerente; i pazienti affetti da sindrome del colon irritabile presentano una diminuzione dell’attività dei recettori e questo si traduce in livelli anormali di serotonina.
    La conseguenza è che si hanno problemi di defecazione, di motilità e di sensibilità della zona, causati dalla presenza di recettori del dolore particolarmente sensibili.
    I ricercatori ipotizzano che la sindrome del colon irritabile potrebbe essere anche causata da un’infezione batterica dell’apparato digerente: alcune ricerche dimostrano che i pazienti affetti da gastroenterite a volte vengono anche colpiti dalla sindrome del colon irritabile, altrimenti definita come sindrome del colon irritabile post-infettiva.
    I ricercatori hanno anche individuato una forma lieve di celiachia, ovvero sensibilità al glutine che in alcune persone scatena sintomi simili a quelli della sindrome: i pazienti affetti da sensibilità o celiachia non riescono a digerire il glutine, una sostanza presente nel grano, nella segale e nell’orzo e non possono assumere questi alimenti senza sentirsi male, perché il loro sistema immunitario reagisce danneggiando l’intestino tenue.
    Con un esame del sangue si può scoprire l’eventuale celiachia.
    Per quanto riguarda invece la sensibilità al glutine è diagnosticabile solo attraverso un test genetico specifico (nel mio studio o contattandomi è possibile effettuarlo).
     Il peggioramento dei sintomi della sindrome del colon irritabile può essere collegato a:
    • pasti abbondanti e grassi,
    • accumulo di gas nel colon,
    • assunzione di farmaci,
    • assunzione di grano, orzo, segale, cioccolata, latte e derivati o alcool,
    • assunzione di bevande contenenti caffeina, come ad esempio caffè, tè o cola,
    • situazioni di stress, conflitto o turbamento emotivo.
    La corretta e sana alimentazione in questi casi diventafondamentale poiché è l’unico modo per far cessare o comunque contenere la sintomatologia.
    Diventa importante in questi casi fare un percorso di detossinazione globale e riequilibrare la flora batterica dell’intestino, seguire una corretta alimentazione ed evitare cibi che ne peggiorino la sintomatologia, inoltre fare una corretta integrazione può sicuramente aiutare ad eliminare stanchezza e carenze vitaminiche dovute al mal assorbimento.
    Inoltre è consigliato anche seguire un percorso di gestione dello stress, in quanto molti studi hanno dimostrato che lo stress incide anche su questo tipo di disturbi.
    Il naturopata saprà sicuramente guidarvi, consigliarvi e sostenervi in questo percorso.
    Se avete domande o soffrite della sindrome del colon irritabile, e volete essere aiutati a migliorare il vostro benessere non esitate a contattarmi compilando il modulo di contatto.
    Buona giornata in salute
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Wellness Trainer Team

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  • 08.11.2016 09:52

    Che cos’è la sensibilità al glutine

          La malattia celiaca è una particolare forma di intolleranza permanente alla gliadina, una frazione proteica della farina di grano, di orzo e di altri cereali, che si instaura in soggetti...

  • 05.11.2016 10:11

    Convegno FederSalus: “Integratori alimentari e sano stile di vita. Le ragioni scientifiche dell'integrazione nella società moderna”

        Quali sono le ragioni cliniche, scientifiche e sociali che “legittimano” il ruolo assunto dagli integratori alimentari nella società moderna? Per affrontare questo tema, FederSalus ha chiamato medici, farmacisti, nutrizionisti e industria a una riflessione comune...

  • 03.11.2016 08:34

    Terzo colesterolo, quando l'integrazione diventa prevenzione.

      Ebbene si! Esiste un terzo colesterolo la LIPOPROTEINA A (lpa). IL TERZO COLESTEROLO LIPOPROTEINA a (Lpa) HA UN RUOLO DI PRIMO PIANO NELLO SVILUPPO INFARTO e TROMBOSI Tutti fin'ora erano concentrati sul valore del colesterolo totale, invece a quanto pare occorre avere un'...

  • 24.10.2016 08:55

    Ovaio Policistico? Ecco perchè si parla di sindrome.

    Sono sempre di più le persone che soffrono di questa sindrome, iniziamo col spiegare che viene chiamata così (sindrome ovaio policistico) poichè  non si tratta di una malattia singola, ma bensì di una combinazione di sintomi spesso presenti insieme e che creano non poche...

  • 22.10.2016 08:51

    Cos'è lo STRESS?

      Si parla tantissimo di stress e degli effetti negativi che ha sull'organismo, ma si spiega poco come mai è così dannoso per il nostro benessere. Vediamo insieme i vari processi che si scatenano in una situazione di costante stress. Cosa significa essere stressati??Lo stress si avverte a...

  • 20.10.2016 08:41

    Articolazioni ed integrazione

    Sono in aumento le persone che soffrono abitualmente di mal di schiena, cervicalgia, dolori alle anche e o ginocchia. Vediamo insieme cosa sono nel dettaglio le articolazioni e come si possono risolvere molti fastidi collegati al loro deterioramento. Le articolazioni sono dispositivi di giuntura...

  • 18.09.2016 14:35

    IBS Sindrome del colon irritabile

    La sindrome del colon irritabile (IBS, Irritable bowel syndrome in inglese) è un  disturbo che purtroppo sta diventando sempre più comune, tra i suoi sintomi più frequenti annovera: - crampi,  - dolore addominale,  - nausea,  -costipazione e...

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